martedì 20 aprile 2010

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Il sindacato che serve ai lavoratori

Costruire

Un sindacato generale, confederale non tanto nella forma quanto nella sostanza, capace cioè di tutelare tutti i soggetti del lavoro e del non lavoro, di esprimere un punto di vista generale, di affrontare l’intero corpo delle questioni sociali e del lavoro.

Un sindacato
democratico al suo interno in cui gli iscritti contino nella formazione delle decisioni che l’organizzazione assume, dandosi le forme necessarie della rappresentanza. Non quindi un assemblearismo sterile e farraginoso, ma forme concrete di partecipazione ai passaggi democratici interni attraverso la formula “una testa un voto”.

Un sindacato
democratico tra i lavoratori per consentire e favorire la ripresa del protagonismo diretto dei lavoratori interessati sulle scelte che li riguardano sia sul piano aziendale che categoriale (accordi, contratti ecc.) e per favorire la piena e democratica espressione sulle scelte che il sindacato deve assumere.

Un sindacato
di massa tendenzialmente maggioritario che attiri milioni di lavoratori, li organizzi e gli proponga una prospettiva generale di cambiamento della propria condizione di vita e della società. Che non si accontenti di occupare uno spazio di nicchia ma abbia l’ambizione di crescere e svilupparsi.

Un sindacato
meticcio in cui non conti il colore della pelle, la nazionalità, la fede religiosa ma che renda uguali, a partire dal sindacato, soggetti uguali.

Un sindacato
che agisce sul territorio e nel sociale, capace di offrire tutele, garanzie, un luogo della discussione e dell’incontro anche ai soggetti che non hanno possibilità di incontrare il sindacato nei luoghi di lavoro perché non ce l’hanno, perché sono precari e ricattabili, perché sono immigrati e senza permesso di soggiorno o senza lavoro, perché il loro problema è la casa e/o il reddito. Un sindacato che sul territorio sappia proporre aggregazione e conflitto.

Un sindacato internazionalista che intrecci e consolidi strette relazioni con organizzazioni che abbiano la stessa volontà di migliorare le condizioni dei lavoratori dei propri paesi e di tutto il mondo, anche per affrontare assieme le politiche ultra nazionali delle aziende e dei governi.

Che assuma


L’indipendenza
dai governi, dai padroni, dai partiti. Non l’indifferenza alla politica ma la capacità di definire le nostre scelte politico/sindacali sulla scorta delle esigenze reali del mondo del lavoro e liberi di poter contrastare le scelte di qualsiasi governo e di qualsiasi forza politica laddove sia in contrasto con le nostre scelte

Il conflitto
come strumento democratico di regolazione degli interessi contrapposti. No alla concertazione che sostituisce il conflitto, si alla partecipazione ai negoziati e alle trattative cui si giunge, e che si accompagnano, con il conflitto (no tregue conflittuali in occasione dei rinnovi contrattuali, ecc).

La contraddizione capitale-lavoro al centro della nostra azione sindacale, per tornare al centro dello scontro effettivo nel Paese.

La contraddizione
capitale-ambiente perché la produzione di merci non può essere a discapito dell’ambiente; non basta dirsi ecologisti e poi magari sostenere gli impianti inquinanti perché non sappiamo costruire una alternativa per garantire il lavoro degli addetti (come a Marghera, alle centrali a carbone ecc.).

La differenza
di genere come elemento fondante del nostro sindacato.

La lotta
al razzismo come presupposto per ottenere uguali diritti per i lavoratori migranti.

Il no alla guerra perché espropriazione della politica, perché affermazione del diritto del più forte, perché politica di aggressione, perché a rimetterci, nelle guerre, sono sempre i lavoratori e le loro famiglie

Che lotti

Per difendere
i diritti dei lavoratori e tornare a conquistarne altri uscendo dalla logica della semplice difesa, facendo tornare il sindacato ad essere un soggetto propositivo e vincente.

Per difendere
la salute dei lavoratori e conquistare condizioni di lavoro sempre migliori.

Contro
ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

Insieme
ai lavoratori degli altri Paesi per ottenere diritti uguali per tutti ed impedire che padroni e governi sfruttino le differenze di condizioni tuttora esistenti per esportare il lavoro e gli impianti.

Contro
le privatizzazioni e per affermare la centralità del pubblico come garanzia per tutti e tutela dei diritti dei cittadini.

Contro la precarietà e per riaffermare la dignità del lavoro in un mondo in cui l’arricchimento facile e a qualsiasi costo sembra essere l’unico fine a cui la società da valore.

Per affermare la democrazia nei luoghi di lavoro ed impedire che i padroni, le aziende, i governi continuino a potersi scegliere le controparti e quindi a non avere ai tavoli negoziali nessuna vera rappresentanza democratica dei lavoratori.