giovedì 13 gennaio 2011

Perché Lavoratrici e Lavoratori Alfa coop. Parrini-Corena sono in occupazione permanente nel luogo in cui hanno lavorato per anni?


Non è per convincere la luna ad entrare nel pozzo, o gli gnomi a consegnare la pentola di pepite da cui nasce l'arcobaleno e neppure per scippare il Santo Graal ai permalosi templari, la lotta della Corena di Nerviano occupata dal 27 dicembre, ha il fine di tutelare l'occupazione di 65
persone alle minime condizioni normative e retributive previste dal CCNL trasporto merci e logistica, senza deroghe o condizioni capestro.
Ma ciò, nel settore degli appalti e sub-appalti della logistica, è impensabile! Un mondo del lavoro basato sullo schiavismo, alimentato dal ricatto occupazionale che si ripresenta ad ogni cambio di
appalto e/o sub-appalto, con il solitodispositivo che vede le società subentranti, senza nessun obbligo di integrare i lavoratori già presenti allestesse condizioni normative e retributive previste dal CCNL di settore.
Ergo “lavori solo se mi costi meno di ieri e più di domani” questa è la rappresentazione del piano inclinato in cui, ad ogni passaggio di società, si vedono scivolare diritti e salario con nuovi rapporti di lavoro, sempre più precari e a condizioni sempre peggiori. Siamo arrivati a limiti che vedono lavoratrici e lavoratori produrre al costo di 3/5 euro all'ora tutto compreso (13°, 14°, ferie, rol, tfr, ecc.), dove il monte ore straordinari, praticamente imposto e spesso pagato fuori busta o come “trasferta italia”, si alterna a sospensioni dal lavoro e retribuzione per la sola unilaterale
decisione dei capo'.
Queste condizioni sono favorite anche dal ricatto che lega i lavoratori immigrati alla figura
di non-cittadini, in quanto se licenziati, perdono il diritto di restare in Italia e dopo soli 6 mesi diventano illegali a rischio di arresto e per questo prediletti dai “signori dei sub-appalti”.

A ciò sommiamo l'evanescenza che la gran parte delle società sub-appaltanti dimostrano, infatti il dispositivo che si riproduce in questi casi vede la nascita di una coop. ad hoc, spesso finanziata e/o collegata direttamente alla società committente o intermediaria nell'appalto, che gestisce il servizio per la durata dell'assegnazione e finisce in liquidazione coatta o fallimento al termine del sub-appalto. Le conseguenze sono spesso scontate: IVA inevasa, debiti insoluti sia nei confronti
dell'erario che dei fornitori, stipendi non pagati ai lavoratori che per rivendicare il dovuto, compresi i contributi mai versati, si devono affidare ai lunghi tempi dei ricorsi giudiziari o delle procedure di fallimento.

Senzaconsiderare che in caso di fallimento chi sborserà il TFR sarà il fondo INPS, caricando così sulla collettività il costo delle mere speculazioni di truffatori senza qualità. Questo e parte di quanto si cela dietro le logiche dei sub-appalti, dove i ricavi si fanno togliendo salario e diritti a chi lavora e dove le catene si società servono a creare cascate di fatture, alimentando un
vortice che svanisce nelle audaci contabilità di cooperative di comodo.

In questi giorni CGIL-CIS-UIL stanno concludendo la trattativa di rinnovo del CCNL trasporto merci e logistica, da quello che trapela è bastata la minima contrarietà da parte delle
associazioni padronali e di cooperative, per non inserire neppure questa volta una clausola sociale che garantisca l'occupazione, la dignità ed il salario ad ogni cambio di appalto. Mentre gli stessi interlocutori hanno trovato un'immediata sinergia unanime nell'inserire clausole che tolgono i diritti sindacali ai lavoratori che aderiscono al sindacalismo di base, limitandoli ai soli sindacati firmatari del CCNL, clausola che oggi vede la FIOM-CGIL a rischio di pagarne le proprie colpevoli conseguenze nei metalmeccanici. Oggi la CGIL esprime feroci critiche nei confronti delle
deroghe marchionniane, ciò potrebbe far sperare alla definitiva cancellazione del protocollo di deroghe ai CCNL per le coop. a danno dei lavoratori, ma temiamo che il solito conflitto di interessi, anche in questo caso, dimostrerà il dovuto peso, senza dare alcuna possibilità di scelta a chi ne subirà le conseguenze.

Sono però certo che questa lotta, come quelle di altri lavoratori della logistica, dalla Ta.Im. di Varedo, alla CLO di Lachiarella, alla coop. Papavero di Cerro al Lambro, rivendicando lavoro, diritti e dignità, rompono il silenzio su quanto accade a milioni di lavoratrici e lavoratori che tutti i
giorni lavorano in grigi capannoni anonimi, per pochi euro l'ora, garantendo a tutti noi le merci che giornalmente consumiamo.

Giuseppe Tampanella - USB Milano