lunedì 7 marzo 2011

Fuori dalle fabbriche


Contro il regime autoritario di Marchionne

Mentre si consuma la farsa tragicomica del governo, i suoi ministri, insieme alla FIAT, proseguono nel loro lavoro di distruzione sistematica dei diritti dei lavoratori. La riscrittura della costituzione e delle norme che erano state imposte dalle lotte dei precedenti decenni sta subendo un’impressionante accelerazione per l’evidente timore del governo e del padronato di non riuscire a terminare l’opera di azzeramento di ogni forma di vincolo a favore dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i settori meno abbienti. Questo ci dicono le azioni del governo, di Marchionne e dei sindacati di comodo (CISL e UIL), ovvero quei sindacati che stanno firmando ogni cosa che i padroni gli sottopongono pur di garantirsi una fettina della torta.

VENERDI - 11 MARZO 2011 -

SCIOPERO GENERALE

INTERA GIORNATA

Manifestazione Nazionale a Roma P.zza Repubblica ore 9.30

Da Pomigliano a Mirafiori, ai colpi della crisi economica e della drammatica riduzione del valore dei salari e delle pensioni si sono aggiunti gli effetti dei brutali tagli operati sui trasporti, servizi sociali, scuola e sanità. Il risultato è la distruzione di quel che resta del sistema di Welfare che è stato, ed in molti stati ancora è, il tratto distintivo dell’Europa. E’ sempre più evidente che il patto stipulato tra Governo e capitalisti Italiani, confindustria in testa, sta funzionando alla grande, tanto è vero che il costo della crisi è stato scaricato interamente sulle spalle dei lavoratori, la cui rabbia si vuole ingabbiare impedendogli anche di scioperare.

E’ questo il senso delle risposte di Marchionne ai parlamentari che gli chiedevano spiegazioni sul progetto industriale e relativi finanziamenti. Il completo controllo delle fabbriche, l’eliminazione del sindacalismo conflittuale l’abolizione del contratto nazionale e dei vincoli su orari, organizzazione del lavoro e salario, l’introduzione del contratto individuale di lavoro, sono questi i temi imposti dalla Fiat e che trovano forti sponde nel padronato italiano che comincia a pensare ad una sorta di ccnl “TAXI” da cui salire e scendere a seconda delle convenienze del momento. In ogni fabbrica, in ogni situazione di crisi, troviamo emuli della Fiat che dicono che se non si accetta il peggioramento delle condizioni di lavoro l’azienda sarà costretta a delocalizzare la produzione, a chiudere, a ridurre gli organici,ecc.

Su tutte queste questioni i padroni sanno di poter contare sul sostegno del governo e dei sindacati complici (CISL/UIL), ma dobbiamo dirgli forte e chiaro che non può contare sul consenso dei lavoratori e che Alitalia, Pomigliano e Mirafiori non sono casi isolati.